D:Perchè bisogna parlare di diabete gestazionale?Cosa c’è di nuovo sull’argomento?
R:L’esperienza quotidiana, come medico di base, mi ha portato alla convinzione che molto spesso agli ostetrici sfugge il diabete gestazionale.
Mi capita infatti di osservare che in non pochi casi se ne accorgono solo quando sono già evidenti le conseguenze di tale patologia, come ad esempio la macrosomia fetale ecograficamente rilevata , la sofferenza placentare o il parto prematuro.
D: Cosa si può fare per evitare di incorrere in tali inconvenienti e come mai succede tutto questo?
R: Gli ostetrici hanno ben presenti i danni determinati dal diabete gestazionale sia alla mamma che al feto, per cui non è il caso di ricordarlo.
Conviene invece capire perchè in molti casi tale patologia sfugge.
La cosa strana è che non sono pochi quelli ai quali sfugge,fatto questo che sta a significare che tutto ciò non è dovuto al singolo ostetrico, ma al modo talvolta insidioso con cui si presenta il diabete gestazionale.
D: Allora bisogna cercare di capire perchè succede tutto questo?
R: A questo punto per capire meglio come stanno le cose e cosa può fare l’ostetrico per evitare di trovarsi in ritardo rispetto alla comparsa del diabete gestazionale, è opportuno chiarire alcuni punti di seguito riportati.
Tutte le donne, arrivate alla 24 settimana , passano nella fase diabetogena della gravidanza, fase nella quale l’organismo comincia a produrre quegli ormoni-contro insulari che possono slatentizzare il diabete gestazionale.
A questo punto chi vuole essere certo di non incorrere in tale patologia dovrebbe fare una prova da carico per accertare se la curva è di tipo diabetico.
Il più delle volte questo non accade per il semplice fatto che la glicemia di quella donna è assolutamente nella norma e non poche volte su valori nemmeno sospetti, per cui l’ostetrico,per nulla insospettito, non procede ad un ulteriore approfondimento.
D: Mentre invece si dovrebbe?
R:A rigor di logica bisogna tener presente che il diabete gestazionale può comparire solo se la donna è insulino resistente, mentre invece se è normo sensibile non ha assolutamente alcun rischio, proprio perchè non sussistono le condizioni metaboliche perchè questo possa accadere.
Il concetto testé espresso è di fondamentale importanza perchè chi non lo tiene presente non capirà mai i motivi per cui alcune donne e solo alcune andranno incontro a diabete gestazionale.
D: Si tratta allora di capire in che modo è possibile sapere se quella donna gravida è normo sensibile o insulino resistente?
R: Certamente. Non possiamo però immaginare di chiedere alla signora:scusi, ma lei è insulino resistente?
E’ necessario invece determinare tra i vari esami di laboratorio, già richiesti di routine, anche il dosaggio dell’insulinemia a digiuno, a cui è sempre meglio aggiungere anche la determinazione dell’FT3,FT4 e TSH per i motivi che andrò a spiegare di quì a poco, dopo aver meglio chiarito il problema dell’insulino resistenza e della normo sensibilità all’insulina.
D: Sono esami questi come l’insulinemia a digiuno e il profilo tiroideo sopra indicato che non fanno parte però degli esami di routine richiesti dai ginecologi?
R:Questo è assolutamente vero, ma ciò accade per il motivo che il problema dell’insulino resistenza è di competenza più dei diabetologi che degli ostetrici, anche se su tale argomento,diciamocelo pure, gli stessi diabetologi hanno ancora una visione limitata che non tiene conto del mio studio biochimico e fisiopatologico su questo problema, e quindi capace di fornire un modello interpretativo dell’insulino resistenza molto più esaustivo.
D: A questo punto allora è opportuno non divagare ed entrare nel cuore del problema,in modo da capire qual’è la nuova strada da seguire per prevenire in tempo che la gravida vada incontro a diabete gestazionale.
R:Moltiplicando il valore della glicemia a digiuno, espressa in mg per dl, per il valore dell’insulinemia e dividendo il prodotto per 405, abbiamo un valore nelle gravide fisiologiche intorno a uno (1).
Questo significa ad esempio che per un valore di 80 di glicemia, la relativa insulinemia non supera i 6, valore questo che esprime la quantità di insulina necessaria in quella donna a mantenere quel valore di glicemia;in condizioni di insulino resistenza invece quello stesso valore può associarsi ad es. ad una insulinemia di 22 che dà quindi un indice di HOMA di quattro.
D: Cosa significa allora tutto questo?
R:Significa una cosa molto semplice : l’ostetrico vede due donne con lo stesso valore,80 nel caso specifico, che però esprimono una diversa sensibilità all’insulina.La prima assolutamente normale, la seconda è invece una insulino resistente per cui, nel momento in cui scatta la fase diabetogena,andrà incontro a diabete gestazionale.
In questo caso l’ostetrico, sulla base del solo valore di glicemia a digiuno, non sospetta assolutamente che quella donna è candidata sicura al diabete gestazionale.
Allo stesso tempo è necessario sapere anche il suo FT3-FT4 e sopratutto il TSH, perchè molto spesso l’insulino resistenza è determinata o associata a una tiroide pigra per cui il suo FT3 o è al di sotto della norma o ai limiti bassi, con associato un TSH che va verso valori alti anche se ancora compresi nel range di normalità, condizioni queste che entrambe possono favorire il diabete gestazionale,in virtù del fatto che determinano un rallentamento del metabolismo, attraverso un minore consumo di O2, e di conseguenza anche di glucosio.
Chi ha esperienza di Medicina interna sà che i soggetti ipotiroidei hanno una maggiore probabilità di essere insulino resistenti,situazione che ritorna alla norma con la correzione farmacologica con tiroxina.Altresi è noto, a chi ha avuto la fortuna come me di osservare tali casi, che un soggetto con diabete tipo2 e quindi insulino resistente vede scomparire sia l’iperglicemia che l’insulino resistenza se va incontro a ipertiroidismo, comunque indotto.
D: A questo punto però è opportuno chiarire meglio i meccanismi alla base dell’insulino resistenza, visto che senza di essa non c’è né mai potrà esserci diabete gestazionale.
R: Tutto questo è vero anche se non credo però che si debba gravare gli ostetrici di tutti i ragionamenti biochimici e fisiopatologici alla base dell’insulino resistenza, per il semplice motivo che gli stessi diabetologi li ignorano andando avanti con uno schema riduttivo che mai potrà consentire loro come si possa predire un diabete gestazionale, tanto è vero che per farlo aspettano la 24-26 settimana per fare una curva da carico e vedere se si tratta di una curva di tipo diabetico.
Chi vuole però per sua scienza personale approfondire quest’argomento non ha che da andare sempre sul sito www.diabeteeipertensione.it e leggere quanto da me scritto sia sul capitolo: Diabete gestazionale: fisiopatologia, sia sul capitolo: Chiarite le cause dell’insulino resistenza.
D: In che modo allora praticamente si può procedere per evitare di lasciarsi sfuggire un diabete gestazionale?
R:io credo che bisogna facilitare il percorso al ginecologo-ostetrico che deve fare una cosa molto semplice.
Appena la donna inizia la gravidanza deve aggiungere alla glicemia anche l’insulinemia, l’FT3- FT4 e TSH. Se il valore dell’indice di HOMA è 1 e il valore di FT3 non ai limiti bassi, con TSH basso, non deve preoccuparsi.
Deve invece scattare l’allarme quando l’indice di HOMA sale verso 2-3-4, perchè tutto questo significa che la donna sta sviluppando insulino resistenza e quindi sarà passibile sicuramente di diabete gestazionale dalla 24 settimana in poi.In questo caso bisogna procedere alla determinazione degli ormoni tiroidei prima citati e se ci si trova un TSH che va verso valori alti assieme a un FT3 basso, somministrare subito eutirox 25 o 50 o anche 75, fino ad avere un valore accettabile di FT3 e di FT4,principale fonte di produzione di FT3, ma sopratutto un valore di TSH al di sotto di 1, che sta a significare che c’è una buona funzionalità tiroidea a cui in contro-reazione l’ipofisi risponde con una bassa produzione di TSH. In questo modo la somministrazione di levotiroxina andrà ad incrementare la produzione di FT4 da cui deriva poi l’FT3 che insieme andranno a bloccare il TSH. Allo stesso tempo,portata ai valori normali o migliori possibili la funzionalità tiroidea, utile peraltro anche per il feto, trattare la donna come se già fosse in diabete gestazionale, andando a ridurre i carboidrati, prediligendo quelli a basso indice glicemico e a basso carico, ma sopratutto cibi ad alta capacità incretinica con particolare riguardo all’incretina GLP1
I cibi con tali catteristiche sono i cibi ricchi di fibre sia solubili che insolubili, come le verdure gli ortaggi e sopratutto i legumi che sono in grado di andare a stimolare le cellule elle dell’ultimo tratto dell’intestino tenue e della prima parte del colon-tali cellule sono produttrici di GLP1
Tale incretina è insulinosensibilizzante perchè capace di inbire le cellule alfa produttrici di glucagone che se non inibito determina ipergluconeogenesi e anche aumento degli acidi grassi.
Frazionare i pasti il più possibile e consigliare una passeggiata dopo pranzo e dopo cena, in modo da sfruttare la differenza di concentrazione che così si viene a creare tra il sangue e i tessuti ,differenza che mima l’azione dell’insulina.In parole povere il movimento fà quello che fà l’insulina.
Le spiegazioni biochimiche e fisiologiche sono state trattate altrove sul sito e ad esse si rimanda per chi vuole essere convinto di quanto affermato.
D:tutto questo a cosa serve?
R:serve a fare la diagnosi molto prima, perchè nessuno può immaginare(almeno lo spero ) che la gravida diventi insulino resistente all’ultimo momento. Lo è invece sicuramente da prima,molto verosimilmente già dall’inizio o addirittura prima, con la differenza però che non viene fuori perchè l’iperinsulinismo compensatorio annulla l’insulino resistenza, cosa che invece non diventa più possibile quando scatta la fase diabetogena.
Allora chi è normosensibile all’insulina non avrà da preoccuparsi,chi invece è insulino resistente trapassa inesorabilmente senza accorgersene nel diabete gestazionale e l’allarme purtroppo scatta solamente quando se ne vedono gli effetti che gli ostetrici conoscono bene,e per la verità tanto temono.
Tutto questo significa una sola cosa:il solo modo corretto e scientifico per essere sicuri che una donna possa avere un diabete gestazionale è sapere se è insulino resistente.
Oggi invece si usano criteri empirici come il fatto che una donna è a rischio se figlia di madre diabetica o se è in sovrappeso, elementi che non sempre sono validi.Infatti una donna obesa potrebbe anche non essere insulino resistente, così come una figlia di madre diabetica.lo stesso vale per una figlia di madre non diabetica che invece può sviluppare insulino resistenza più facilmente se presenta valori bassi di FT3 o di TSH alti.
D:cosa bisogna fare in pratica?
R:bisogna monitorare i parametri che ho già prima segnalato e che invece non fanno parte degli esami di routine richiesti. Non appena ci si accorge che l’indice di HOMA si allontana dalla norma si provveda a fare quanto detto prima.
Questo controllo può essere fatto una volta al mese in modo da cogliere in tempo qualsiasi variazione di tali parametri.Non appena l’indice di HOMA aumenta si intervenga subito dando sopratutto un occhio alla funzione tiroidea che in molte donne è rallentata perchè molte di esse hanno una tiroidite di Hashimoto silente, fino a quel momento non ancora diagnosticata e svelata dalla determinazione degli anticorpi antiperossidasi e antitireoglobulina ecc.Avere il vantaggio di saperlo molto prima ci consente di azzerare del tutto i casi di diabete gestazionale e di evitare di lasciarsi sfuggire quelli che hanno solo apparentemente i valori nella norma, come il caso portato ad esempio prima, venuto alla mia osservazione come medico curante di base, anche se studioso però dei problemi dell’insulino resistenza nel diabete tipo2.
Voglio aggiungere un’ultima cosa che mi capita di osservare anche nelle donne non gravide ma in molti soggetti ipertesi che anche se vengono inquadrati come ipertesi essenziali sono invece secondari ad insulino resistenza che determina un iperinsulinismo compensatorio che porta all’ipertensione per l’effetto simil aldosteronico dell’insulina.
D:cosa c’entra quanto appena detto con la donna gravida e con il diabete gestazionale?
R:la risposta è semplice ed è questa:nelle donne gravide insulino resistenti, passibili di diabete gestazionale dopo la 24 settimana, è possibile trovare già prima della 24 settimana un’ipertensione arteriosa che si spiega con l’iperinsulinismo secondario ad insulino resistenza, per cui nella prima fase c’è ipertensione, dopo la 24 settimana anche il diabete gestazionale.In alcuni casi può anche non esserci ipertensione per l’intervento di altri fattori ormonali che annullano l’effetto ipertensivante dell’iperinsulinismo.Ecco perchè il valore da controllare è l’insulino resistenza.Si tenga presente inoltre che bisogna evitare che la glicemia della donna gravida superi il valore di 140, perchè anche con un delta di 30 di glicemia, dato dal filtro placentare,a livello fetale un valore di 110 comunque fà scattare la risposta insulinemica fetale che invece in condizioni fisiologiche non aumenta.
Un’ultima cosa da ricordare:in corso di ecografia verificare se la paziente ha un fegato steatosico,elemento questo che è già indice di insulino resistenza a meno che non si tratti di una donna che faccia abuso di alcool,per cui ha una steatosi alcolica.
In questo modo abbastanza semplice abbiamo un’informazione in più per non lasciarci sfuggire una donna insulino resistente che è la sola,ricordiamolo e ripetiamolo ancora una volta, passibile di andare incontro a diabete gestazionale.
Dopo questa messa a punto che abbiamo fatto sul diabete gestazionale i colleghi ostetrici, convinti di tale impostazione, potranno verificare la bontà della tesi appena sostenuta e stare in contatto per via e mail per qualsiasi confronto–ferdinando carotenuto 3382692965.e mail ferdinandocarotenuto@gmail.com
L’elemento nuovo perciò è rappresentato dal fatto che l’ostetrico deve controllare, sin dal primo incontro con una donna gravida o passibile di prossima gravidanza,sia se è insulino resistente, sia se ha una funzionalità tiroidea buona ed efficiente e verificare così dai dati laboratoristici che vengono fuori se c’è nesso di causalità tra un’eventuale insulino resistenza e l’attività tiroidea.
Mi rendo conto che tutto questo finisce per complicare il percorso attualmente seguito dagli ostetrici, perchè si devono impegnare in due patologie per ognuna delle quali si interessa uno specialista del settore, per cui il diabetologo ignora la problematica tiroidea e viceversa.
Dal momento che non possiamo camminare affiancati da queste due figure è necessario che in modo semplice l’ostetrico chiarisca da solo i due problemi sul campo secondo le indicazioni che consiglio di seguire.
Come prima cosa valutare se la donna è insulino resistente perchè è questa la premessa per cui può andare incontro a diabete gestazionale.
Per farlo l’abbiamo già indicato sopra:moltiplicare la glicemia a digiuno espressa però in mg/dl per l’insulinemia a digiuno e dividere il prodotto per 405.Il valore fisiologico nelle donne gravide,non insulino resistenti è 1-uno.Tutte quelle che si portano a 2-3-4-ecc.sono già insulino resistenti e quindi andranno incontro a diabete gestazionale quando alla 24 settimana,iniziata la fase diabetogena con la produzione degli ormoni contro-insulari,non potendo ammortizzare la glicemia a causa dell’insulino resistenza a livello muscolare, la vedranno lievitare verso valori che a livello fetale determineranno la stimolazione pancreatica, con tutte le conseguenze ben note.
Controllare la funzionalità tiroidea dando sopratutto lo sguardo e l’attenzione al TSH che se alto indica che non c’è in circolo una quantità di ormoni tiroidei da bloccare verso i valori bassi il TSH, per cui anche di fronte a valori considerati normali, bisogna leggere l’aumento del TSH come espressività di una scarsa attività tiroidea che diventa elemento chiave nel determinare l’insulino resistenza di quella gravida .
In questo modo la correzione della funzionalità tiroidea nel riportare verso valori bassi il TSH, assieme alla riduzione del carico di carboidrati diventano i presupposti cardine per annullare in breve tempo quell’insulino resistenza che può subdolamente causare non pochi danni.
Un’ultima cosa: mi rendo conto che così tutto diventa più complesso, ma noi dobbiamo renderci conto che chi fà un lavoro intellettuale scientifico non può sempre semplificare, anche se il percorso indicato, anche se non abituale,può sicuramente entrare nella routine del ginecologo-ostetrico.
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